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Mattia

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La comunicazione assertiva è una skill cruciale per qualsiasi leader che aspiri al successo e all’efficacia nel guidare il proprio team. Un team leader assertivo sa come esprimere le proprie opinioni, affrontare le sfide e ascoltare gli altri in modo empatico, creando così un ambiente di lavoro coeso e produttivo. In questo articolo, esploreremo l’importanza della comunicazione assertiva per un team leader e forniremo alcune strategie chiave per svilupparla.

Cos’è la comunicazione assertiva?

La comunicazione assertiva è uno stile di comunicazione che implica l’espressione chiara e diretta delle proprie idee, desideri e bisogni, rispettando allo stesso tempo le opinioni e i sentimenti degli altri. Un team leader assertivo è in grado di comunicare in modo fiducioso senza essere aggressivo o passivo. Questo stile di comunicazione è essenziale per stabilire relazioni solide, risolvere conflitti e mantenere un ambiente lavorativo positivo.

Vantaggi della comunicazione assertiva per un Team Leader

  1. Costruzione di relazioni efficaci: la comunicazione assertiva favorisce la fiducia e il rispetto reciproco tra il team leader e i membri del suo team. Questa fiducia è fondamentale per creare relazioni durature basate sulla trasparenza e sulla collaborazione.
  2. Risoluzione dei conflitti: un team leader assertivo affronta i conflitti con determinazione ma senza ostilità. Questo approccio aiuta a risolvere i problemi rapidamente ed efficacemente, senza causare divisioni all’interno del team.
  3. Chiarezza nelle aspettative: comunicare in modo assertivo significa essere chiari sulle aspettative e le direttive. I membri del team sanno cosa ci si aspetta da loro e possono lavorare verso obiettivi definiti con maggiore precisione.
  4. Sviluppo personale: la comunicazione assertiva richiede la capacità di ascoltare gli altri e di considerare diverse prospettive. Questo stimola il continuo sviluppo personale e la crescita delle competenze di leadership.

Strategie per sviluppare la comunicazione assertiva

  1. Ascolto attivo: un team leader assertivo ascolta con attenzione le opinioni e i suggerimenti dei membri del suo team. Questo dimostra rispetto e apre la porta a una comunicazione bidirezionale.
  2. Esprimersi in maniera chiara: evitare ambiguità è fondamentale. Comunicare in modo chiaro ed esplicito, senza linguaggio vago, aiuta a evitare fraintendimenti.
  3. Gestire le emozioni: l’assertività richiede il controllo delle emozioni. Un leader che riesce a gestire le proprie emozioni è più in grado di prendere decisioni razionali anche sotto pressione.
  4. Feedback costruttivo: fornire feedback in modo costruttivo è un’abilità chiave. Un team leader assertivo offre sia elogi che suggerimenti di miglioramento in modo rispettoso.
  5. Negoziazione empatica: Nella gestione delle diverse opinioni, la negoziazione empatica è essenziale. Cerca un terreno comune e mostra comprensione per le esigenze degli altri.

In conclusione, la comunicazione assertiva è una competenza fondamentale per un team leader di successo. Questa abilità consente di guidare il team con fiducia, gestire conflitti in modo efficace e costruire relazioni solide. Investire nel perfezionamento della comunicazione assertiva porterà vantaggi tangibili sia per il team che per la carriera del leader.

Nel mondo frenetico di oggi, in cui le distrazioni abbondano e il tempo sembra scorrere via troppo velocemente, trovare modi efficaci per migliorare la produttività è diventato fondamentale. Una delle metodologie più popolari e ampiamente utilizzate per incrementare la concentrazione e gestire il tempo è la Pomodoro Technique. Questo metodo semplice, ma estremamente efficace, è stato sviluppato negli anni ’80 da Francesco Cirillo e da allora ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo.

La storia della Pomodoro Technique

Il nome “Pomodoro” in realtà deriva dal timer a forma di pomodoro che Cirillo ha utilizzato durante i suoi anni universitari mentre sviluppava e perfezionava questa tecnica. L’idea gli è venuta osservando un timer da cucina a forma di pomodoro, da qui il nome caratteristico. Cirillo si rese conto che dividere il tempo in intervalli gestibili e concentrarsi su attività specifiche durante ciascun intervallo poteva migliorare notevolmente la concentrazione e la produttività.

Come funziona la Pomodoro Technique

La Pomodoro Technique è sorprendentemente semplice ma incredibilmente efficace. Ecco come funziona:

  1. Scegli un compito: Inizia scegliendo l’attività che desideri completare. Può essere qualsiasi cosa, dalle attività lavorative alle cose personali che hai rimandato.
  2. Imposta il timer: Imposta un timer per 25 minuti, chiamato “Pomodoro”. Durante questo periodo, ti concentrerai esclusivamente sulla tua attività senza interruzioni o distrazioni.
  3. Lavora intensamente: Durante il periodo di 25 minuti, immergiti completamente nell’attività. Evita di controllare email, social media o qualsiasi altra cosa che possa rubarti l’attenzione.
  4. Prenditi una pausa breve: Una volta che il timer Pomodoro è scaduto, concediti una pausa breve di 5 minuti. Alza gli occhi dallo schermo, allontanati dalla scrivania e rilassati.
  5. Ogni quattro Pomodori: Dopo aver completato quattro sessioni di Pomodoro (quindi 100 minuti di lavoro), prenditi una pausa più lunga, di solito di 15-30 minuti. Questa pausa prolungata ti aiuterà a ricaricare completamente le energie.

Benefici della Pomodoro Technique

La Pomodoro Technique offre una serie di vantaggi:

  1. Miglioramento della concentrazione: Lavorare in intervalli concentrati aiuta a evitare la dispersione mentale, consentendoti di concentrarti pienamente sull’attività in corso.
  2. Gestione del tempo: La tecnica ti incoraggia a suddividere il lavoro in segmenti gestibili, rendendo le attività più grandi e complesse meno intimidatorie.
  3. Combattere la procrastinazione: Sapendo che hai solo 25 minuti di lavoro focalizzato, sarai più propenso a evitare la procrastinazione e iniziare.
  4. Bilanciamento: Le pause regolari contribuiscono a evitare l’affaticamento mentale e fisico, mantenendo alta la tua produttività nel corso della giornata.

Se cerchi un timer analogico da mettere sulla tua scrivania durante le sessioni di studio e lavoro, non posso che consigliare quello a tema utilizzato anche da Cirillo:

TIMER POMODORO (AMAZON) (LINK)

La Pomodoro Technique è un metodo semplice, ma potente, per migliorare la produttività e la gestione del tempo. Attraverso l’uso di intervalli di lavoro concentrato seguiti da pause regolari, questa tecnica offre un modo efficace per affrontare le sfide quotidiane in modo più efficiente ed efficace. Se stai cercando un modo per superare la procrastinazione e diventare più concentrato, potresti trovare nella Pomodoro Technique l’alleato di cui hai bisogno per ottenere risultati tangibili nella tua vita professionale e personale.

In un mondo sempre più frenetico e con una lista sempre più lunga di cose da fare, trovare un metodo efficace per gestire il proprio tempo e aumentare la produttività è essenziale. Uno dei metodi più popolari e ampiamente utilizzati è il metodo GTD, acronimo di “Getting Things Done” (ottenere le cose fatte), creato da David Allen. Questo metodo ha aiutato milioni di persone in tutto il mondo a organizzare la propria vita e a migliorare la loro capacità di gestire le attività quotidiane e le responsabilità. In questo articolo, esploreremo il metodo GTD in dettaglio e scopriremo come può aiutarti a essere più efficiente e concentrato nelle tue attività quotidiane.

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Cos’è il metodo GTD?

Il metodo GTD è un sistema di gestione del tempo e delle attività progettato per aiutarti a liberare la tua mente da pensieri inutili e a concentrarti sulle azioni più importanti. L’obiettivo principale di GTD è quello di ottenere una mente chiara e focalizzata, permettendoti di prendere decisioni migliori e di agire in modo più efficiente.

I cinque passi del metodo GTD

Il metodo GTD si basa su cinque passi fondamentali:

  • Cattura: raccogli tutti i tuoi impegni, pensieri e attività in un sistema esterno affidabile. Questo può essere un quaderno, un’applicazione per la gestione delle attività o qualsiasi altra piattaforma che ti piaccia utilizzare. L’obiettivo è liberare la tua mente da pensieri costanti e preoccupazioni, sapendo che hai registrato tutto ciò che devi fare.
  • Esamina: esegui una revisione periodica di ciò che hai raccolto e determina quali azioni richiedono una tua attenzione. Chiediti: “Qual è il prossimo passo da compiere?” e definisci obiettivi chiari per ogni attività.
  • Organizza: assegna le attività alle categorie corrette e organizzale in base alla loro priorità. Utilizza etichette o tag per identificare le diverse aree della tua vita o del tuo lavoro.
  • Rifletti: fai regolarmente una revisione delle tue attività e degli obiettivi stabiliti. Chiediti: “Questo è ancora importante?” o “È il momento giusto per fare questa attività?”.
  • Svolgi: avvia l’esecuzione delle azioni pianificate e continua a lavorare su di esse fino a portarle a termine. Concentrati sul prossimo passo e continua a progredire.

Vantaggi del metodo GTD:

  • Maggiore produttività: GTD aiuta a concentrarsi sulle attività più importanti, riducendo il tempo sprecato su compiti meno significativi.
  • Riduzione dello stress: con un sistema organizzato, si riduce lo stress legato alla possibilità di dimenticare o perdere di vista importanti impegni.
  • Chiarezza mentale: liberarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni permette di avere una mente più libera e lucida.
  • Efficienza decisionale: essendo in grado di identificare i prossimi passi in modo chiaro, si prendono decisioni più informate e rapide.
  • Maggiore soddisfazione: completare le attività in modo sistematico e costante offre una maggiore soddisfazione personale.

Alcuni suggerimenti

  • Trova un sistema adatto a te: trova l’applicazione o il metodo di registrazione che funziona meglio per te. Potresti preferire un quaderno tradizionale, un’app per il tuo smartphone o un software online. Io, ad esempio, mi sto trovando molto bene con ToDoist
  • Esegui le revisioni regolari: prenditi del tempo per esaminare le tue attività e aggiornare la tua lista di cose da fare in modo coerente.
  • Sii flessibile: il metodo GTD è altamente adattabile alle tue esigenze. Modificalo e personalizzalo secondo il tuo stile di vita e le tue responsabilità.
  • Non procrastinare: quando identifichi un’azione, sii proattivo e inizia a lavorarci senza indugiare.
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Il metodo GTD è un potente strumento per migliorare la gestione del tempo e la produttività personale. Attraverso i suoi cinque passi fondamentali, ti aiuta a liberare la mente dai pensieri inutili, a organizzare le tue attività e a focalizzarti su ciò che è veramente importante. Implementando GTD nella tua vita, potrai sperimentare una maggiore chiarezza mentale, una riduzione dello stress e un aumento della tua capacità di ottenere risultati concreti. Quindi, inizia oggi stesso a sfruttare il metodo GTD per ottimizzare la tua produttività e raggiungere i tuoi obiettivi con successo!

Con il tema del “Design Sprint” andiamo ad inaugurare una nuova categoria su questo blog: Product Management.

Il “Design Sprint” è una metodologia nata in Google Ventures nel 2010 e che ha avuto sempre più successo. Questa metodologia è infatti utilizzata da diverse aziende tra cui: Google, Slack, Airbnb, N26 e…Lego!

Lo scopo di questo sprint è quello di velocizzare il processo di progettazione di nuovi prodotti o servizi.

Jake Knapp, l’inventore del “Design Sprint”, era infastidito da quanto tempo passava tra la fase di progettazione di un servizio ed il suo effettivo rilascio sul mercato. In risposta a questa sua frustrazione, Knapp progettò il “Design Sprint” basandosi su alcune best-practice prese in prestito dal Design Thinking: design di gruppo, condivisione delle informazioni con gli Stakeholder di prodotto, esercizi “time-boxed”, votazioni democratiche e raccolta immediata dei feedback da parte degli utenti.

Grazie al Design Sprint è stato possibile migliorare un prodotto digitale in un tempo molto breve: la durata dello Sprint è infatti di soli 5 giorni. Avere un’indicazione temporale delle tempistiche dello Sprint aiuta a non “perdersi” in lunghe discussioni e raggiungere velocemente delle soluzioni.

Primo giorno: la condivisione delle idee

In questa fase ogni membro del team condivide con gli altri i propri obiettivi, le necessità, le desiderata e le informazioni sul target. Questo è anche il momento giusto per analizzare il mercato e “spiare” la concorrenza.

Secondo giorno: il brainstorming

In questa fase i membri del team rivedono e discutono gli elementi del prodotto a cui si sta lavorando, si propongono soluzioni e strade da percorrere. Qui si affrontano le necessità degli utenti e si cerca di trovare una soluzione per soddisfare i desiderata. Mettendo tutti allo stesso tavolo, il brainstorming favorisce la comunicazione tra le varie figure coinvolte ed evita fraintendimenti.

Terzo giorno: le decisioni

Durante il brainstorming, le idee che tendono a spiccare sono quelle dei membri che sono più inclini a far valere la propria idea. Ecco perché è utile avere un giorno in cui le decisioni vengono prese in maniera davvero democratica attraverso le votazioni. In questa fase si prendono tutte le idee uscite il giorno precedente e si fa una votazione. Le idee e le soluzioni con più voti, saranno quelle selezionate per essere portate avanti. L’insieme delle idee formano le basi per il primo prototipo del prodotto o del servizio.

Quarto giorno: il prototipo

In questa fase viene creato un primo prototipo “low-budget” cercando di enfatizzare tutte le soluzioni trovate ai problemi degli utenti e mettendo in evidenza tutte le funzionalità implementate per soddisfare i desiderata. In questo caso il prototipo può essere realizzato usando applicativi come Figma, Adobe XD, Sketch ecc…

Quinto giorno: la validazione

In questa fase tutti i partecipanti condividono i loro punti di vista sulla progettazione e sulle proposte fatte. E’ importantissimo che durante questa giornata ci siano anche utenti esterni al team e possibili utilizzatori in modo da potergli illustrare il prototipo. E’ importantissimo coinvolgere gli utenti finali in quanto possono individuare criticità che non erano emerse prime.

Conclusioni

Il Design Sprint è in continua rivisitazione da parte di Google e punta ad essere uno strumento sempre più utile, efficace e uno strumento potente per trovare errori già nelle prime fasi di progetto. Questa metodologia permette inoltre di ottenere la validazione degli utenti senza investire molto budget nella prototipizzazione. Proprio questo risparmio garantisce anche una riduzione del rischio d’impresa: se l’idea non fosse quella giusta, la perdita non sarebbe importante e il team, in brevissimo tempo, riuscirebbe a cambiarla e migliorarla.

Fonte e approfondimenti:

Nello scorso articolo abbiamo visto le 5 fasi che permettono ad un gruppo di formarsi e lavorare insieme. Oggi, invece, parleremo della gestione dei conflitti: una soft-skill indispensabile per placare gli animi all’interno di un gruppo e ripristinare la produttività.

Le divergenze tra persone o colleghi sono all’ordine del giorno. Si manifestano perché ognuno di noi ha le proprie opinioni e diversi approcci alle varie situazioni che deve affrontare.

La gestione dei conflitti sul lavoro è un’abilità importantissima per poter guidare un team coeso e creare un ambiente di lavoro propositivo e motivante.

Tipi di conflitto

Esistono principalmente due tipi di conflitto: costruttivo e distruttivo.

Conflitto costruttivo

Un conflitto viene solitamente visto come qualcosa di negativo, ma non è sempre così.

In un conflitto costruttivo, anche se emerge un disaccordo tra le parti, questo può essere risolto in modo positivo. La comunicazione tra i vari membri avviene in maniera onesta e aperta. L’emotività nel confronto è praticamente nulla e il dialogo non è impulsivo ma focalizzato sulla ricerca di una soluzione al problema. Tutti i membri del gruppo si rendono conto della necessità di risolvere il conflitto in modo tale da trovare una “via di mezzo” che possa soddisfare tutti.

I punti principali di questa tipologia di conflitto sono:

  • ha esiti positivi;
  • rafforza le relazioni tra le parti;
  • crea una crescita personale e professionale all’interno del gruppo;
  • genera un confronto sano e onesto;
  • migliora le prestazioni del gruppo;
  • permette di trovare una soluzione condivisa;

Conflitto distruttivo

A differenza di un conflitto costruttivo, il conflitto distruttivo è caratterizzato da sentimenti di frustrazione e antagonismo. I conflitti distruttivi non determinano esiti positivi e danneggiano la produttività di un gruppo. In una situazione del genere, tutte le parti coinvolte vogliono vincere ad ogni costo: non c’è rispetto per le idee altrui, si vuole perseguire solo la propria strada e non c’è disponibilità ad una mediazione. In un conflitto distruttivo, le richieste dei vari membri del gruppo non vengono soddisfatte.

Queste situazioni minano la serenità dell’ambiente di lavoro e conducono al timore di essere aggrediti e non rispettati. Ciò che rimane è una relazione in cui non c’è fiducia e le persone perdono interesse al confronto, isolandosi. È la fine di un team di lavoro efficace.

I punti principali di questa tipologia di conflitto sono:

  • ha esiti negativi;
  • distrugge la relazioni tra le parti;
  • crea disagi all’interno del gruppo;
  • mancanza di confronti sani;
  • peggioramento delle prestazioni del gruppo;
  • crea una possibile situazione di stallo all’interno del team;

Come si possono gestire questi conflitti all’interno di un gruppo?

Ovviamente non esiste una regola che possa funzionare per tutti i gruppi, ogni persona è diversa e ogni gruppo ha delle dinamiche interne che variano in base alla sua composizione. Possiamo però individuare alcune “regole base” su cui si può provare a lavorare per gestire i conflitti all’interno del team:

Ascoltare e rispettare l’opinione degli altri

Bisogna saper ascoltare le idee di tutte le persone coinvolte all’interno del gruppo. E’ necessario capire il motivo per cui le persone sono arrabbiate e concedere loro il modo di esporre la propria posizione.

In questo modo, dopo che tutti i membri del team avranno esposto il loro punto di vista, sarà possibile avere una panoramica chiara della situazione e iniziare a ragionare su una possibile via di risoluzione condivisa.

Ogni membro deve avere lo stesso valore degli altri, senza che l’opinione venga influenzata dalla seniority o dal livello “organizzativo” personale (livello contrattuale, posizione all’interno dell’azienda ecc..).

Bisogna capire quali sono i punti d’attrito che scatenano il conflitto e quali sono le emozioni coinvolte.

Essere imparziale e valutare in maniera equa ogni proposta emersa

Per gestire i conflitti è necessario essere imparziali. E’ importante assumere un atteggiamento imparziale, senza giudicare, criticare apertamente o propendere per l’uno o l’altro dei membri coinvolti nel conflitto.

Ad esempio, un’idea proposta dal membro junior del team, deve avere lo stesso valore dell’idea proposta da quello con più esperienza. Non è detto infatti che una figura junior non sia in grado di portare un valore aggiunto al gruppo e debba solamente essere “passivo” durante le fasi di confronto.

Bisogna essere “mediatori”

Bisogna essere mediatori al fine di poter trovare una soluzione condivisa, un terreno in cui tutti i membri del team si trovano a loro agio e dove ritengono che la loro idea e le loro opinioni siano state rispettate.

E’ importante quindi che all’interno di un gruppo si crei un rapporto di fiducia e trasparenza che possa portare ogni membro a sentirsi libero di esprimere la propria idea e la propria opinione. In questo modo, quando si presentano dei problemi o si palesa la necessità di affrontare un disaccordo tra membri, l’unica tipologia di conflitto che potrebbe emergere è quella “costruttiva”.

Fondamentale è mantenere una comunicazione aperta e incentivare i confronti al fine di mantenere alto l’umore del team e quindi anche la sua produttività.

Possiamo quindi riassumere dicendo che le chiavi fondamentali per poter gestire il conflitto all’interno del gruppo sono: saper ascoltare e rispettare il punto di vista di ognuno, essere imparziali e non farsi coinvolgere da posizioni o emozioni personali, comunicare in maniera aperta e trasparente con gli altri membri del team.

Come alcuni di voi sanno, ho mille passioni e una di queste è quella legata al mondo del “Team Management”. Dopo aver partecipato ad alcuni corsi proposti dall’Università di Trento, ho iniziato a leggere alcuni libri su questo tema e ad osservare come “la teoria” dei libri e delle slide fosse presente nella realtà quotidiana. Una delle teorie più citate nel mondo del Team Management è quella denominata “Group Development Theory” del Professor Tuckman.

Nel 1965 Tuckman, professore di psicologia educativa alla Ohio State University, studiò l’evoluzione delle relazioni nei rapporti di gruppo in ambito lavorativo, elaborando un modello specifico. Secondo Tuckman, infatti, un team per crescere e svilupparsi deve attraversare 5 fasi (inizialmente erano 4): Forming, Storming, Norming, Performing, Adjourning.

Forming (fase della formazione)

La fase di “formazione” avviene quando i membri del team si incontrano per la prima volta. In questa fase ogni membro “studia” l’altro attraverso la condivisione dei valori e delle capacità, si iniziano a formare le prime opinioni e si cercano di stabilire le prime regole di comportamento. Durante la fase di “Forming” ogni membro inizia a muoversi verso un determinato ruolo all’interno del team. La pressione e l’urgenza di iniziare il progetto porta immancabilmente alla fase successiva.

Storming (fase del conflitto)

Secondo Tuckman la fase di Storming (da “Storm” che significa tempesta) è inevitabile. I membri del team si sfidano a vicenda per lo status e per l’accettazione delle loro idee. Hanno opinioni diverse su cosa dovrebbe essere fatto e come dovrebbe essere fatto e ciò causa spesso conflitti all’interno del gruppo.

In questa fase i membri iniziano a consolidare la struttura organizzativa del team, con possibilità di aggiustamenti. Una volta consolidata la struttura, i membri iniziano a collaborare, stabiliscono definitivamente ruoli e responsabilità e si cominciano ad affrontare i problemi insieme.

In questa fase il team è chiamato a sviluppare consapevolezza di sé e del proprio funzionamento interno.

Come avviene l’assegnazione dei ruoli all’interno di un gruppo “auto-costituito” (che si forma da zero)? Affronterò questo tema in un articolo dedicato dato che si tratta di un argomento complesso. Sarà un post interessante in quanto andremo a toccare argomenti di psicologia, società e legati al mondo del “branco”.

Norming (fase della coesione)

Quando il team entra in questa fase, comincia ad essere produttivo ed efficace. I membri del team non sono più focalizzati sui loro obiettivi individuali ma sono focalizzati sullo sviluppo del gruppo e sul raggiungimento dei risultati migliori.
In questa fase il team ha concordato come lavorare insieme, come comunicare e come risolvere i conflitti interni.

Gli indicatori di un malfunzionamento del team sono:

  • mancanza di comunicazione;
  • ruoli, responsabilità e aspettative poco chiare;
  • i membri sono superficiali nella qualità del proprio lavoro;
  • i membri del team lavorano da soli;
  • i membri incolpano gli altri per ciò che va storto, nessuno accetta la responsabilità;
  • i membri non si supportano a vicenda;
  • i membri sono spesso assenti e vivono con superficialità i momenti di confronto o le attività di gruppo;

Performing (fase della prestazione)

In questa fase, il team sta funzionando a pieno ritmo. I membri si conoscono e sanno come lavorare insieme. Il team è fortemente motivato.

In caso di conflitti, i membri del gruppo sono in grado di raggiungere velocemente un consenso senza interrompere i progressi fatti. Se ci dev’essere un cambiamento, il team arriva ad un accordo senza dover coinvolgere figure esterne.

Ruoli ben definiti e una forte coesione del gruppo portano il team ad essere efficace e produttivo.

In questa fase le performance sono al massimo.

Adjourning (fase della sospensione)

Questa fase è prevista soprattutto nei team che nascono e “muoiono” con progetti ben definiti. Questa fase è infatti quella conclusiva: il progetto è finito, gli obiettivi sono stati raggiunti e il team si scioglie.

C’è la possibilità di una regressione?

Sì, in ogni momento ci può essere una regressione.

Ad esempio, può esserci una regressione verso la fase di forming causata dall’ingresso di nuovi membri nel gruppo. Se ci sono cambiamenti significativi in grado di rompere gli equilibri del team, la regressione è dietro l’angolo.

C’è la possibilità di stallo?

“Non posso né scendere né salire”

Riprendendo un’iconica scena di Aldo, Giovanni e Giacomo: secondo me sì. Come si può progredire e regredire, può succedere che un gruppo resti bloccato in una delle fasi appena illustrate. Principalmente lo stallo potrebbe avvenire tra la fase di Forming e quella di Storming.

Come fare quindi a portare avanti il lavoro in un team che è “bloccato”? In questo caso è necessaria una figura autoritaria esterna al gruppo che prenda in mano la situazione. Le metodologie Scrum aiutano molto in quanto prevedono delle figure esterne che possono coordinare il gruppo ed accompagnarlo fino alla fine del progetto. Ovviamente questa dinamica può portare al completamento dei progetti ma in maniera poco efficiente e senza l’autonomia che un team dovrebbe avere.

Affronteremo però questo argomento in un prossimo articolo.