Come alcuni di voi sanno, ho mille passioni e una di queste è quella legata al mondo del “Team Management”. Dopo aver partecipato ad alcuni corsi proposti dall’Università di Trento, ho iniziato a leggere alcuni libri su questo tema e ad osservare come “la teoria” dei libri e delle slide fosse presente nella realtà quotidiana. Una delle teorie più citate nel mondo del Team Management è quella denominata “Group Development Theory” del Professor Tuckman.

Nel 1965 Tuckman, professore di psicologia educativa alla Ohio State University, studiò l’evoluzione delle relazioni nei rapporti di gruppo in ambito lavorativo, elaborando un modello specifico. Secondo Tuckman, infatti, un team per crescere e svilupparsi deve attraversare 5 fasi (inizialmente erano 4): Forming, Storming, Norming, Performing, Adjourning.

Forming (fase della formazione)

La fase di “formazione” avviene quando i membri del team si incontrano per la prima volta. In questa fase ogni membro “studia” l’altro attraverso la condivisione dei valori e delle capacità, si iniziano a formare le prime opinioni e si cercano di stabilire le prime regole di comportamento. Durante la fase di “Forming” ogni membro inizia a muoversi verso un determinato ruolo all’interno del team. La pressione e l’urgenza di iniziare il progetto porta immancabilmente alla fase successiva.

Storming (fase del conflitto)

Secondo Tuckman la fase di Storming (da “Storm” che significa tempesta) è inevitabile. I membri del team si sfidano a vicenda per lo status e per l’accettazione delle loro idee. Hanno opinioni diverse su cosa dovrebbe essere fatto e come dovrebbe essere fatto e ciò causa spesso conflitti all’interno del gruppo.

In questa fase i membri iniziano a consolidare la struttura organizzativa del team, con possibilità di aggiustamenti. Una volta consolidata la struttura, i membri iniziano a collaborare, stabiliscono definitivamente ruoli e responsabilità e si cominciano ad affrontare i problemi insieme.

In questa fase il team è chiamato a sviluppare consapevolezza di sé e del proprio funzionamento interno.

Come avviene l’assegnazione dei ruoli all’interno di un gruppo “auto-costituito” (che si forma da zero)? Affronterò questo tema in un articolo dedicato dato che si tratta di un argomento complesso. Sarà un post interessante in quanto andremo a toccare argomenti di psicologia, società e legati al mondo del “branco”.

Norming (fase della coesione)

Quando il team entra in questa fase, comincia ad essere produttivo ed efficace. I membri del team non sono più focalizzati sui loro obiettivi individuali ma sono focalizzati sullo sviluppo del gruppo e sul raggiungimento dei risultati migliori.
In questa fase il team ha concordato come lavorare insieme, come comunicare e come risolvere i conflitti interni.

Gli indicatori di un malfunzionamento del team sono:

  • mancanza di comunicazione;
  • ruoli, responsabilità e aspettative poco chiare;
  • i membri sono superficiali nella qualità del proprio lavoro;
  • i membri del team lavorano da soli;
  • i membri incolpano gli altri per ciò che va storto, nessuno accetta la responsabilità;
  • i membri non si supportano a vicenda;
  • i membri sono spesso assenti e vivono con superficialità i momenti di confronto o le attività di gruppo;

Performing (fase della prestazione)

In questa fase, il team sta funzionando a pieno ritmo. I membri si conoscono e sanno come lavorare insieme. Il team è fortemente motivato.

In caso di conflitti, i membri del gruppo sono in grado di raggiungere velocemente un consenso senza interrompere i progressi fatti. Se ci dev’essere un cambiamento, il team arriva ad un accordo senza dover coinvolgere figure esterne.

Ruoli ben definiti e una forte coesione del gruppo portano il team ad essere efficace e produttivo.

In questa fase le performance sono al massimo.

Adjourning (fase della sospensione)

Questa fase è prevista soprattutto nei team che nascono e “muoiono” con progetti ben definiti. Questa fase è infatti quella conclusiva: il progetto è finito, gli obiettivi sono stati raggiunti e il team si scioglie.

C’è la possibilità di una regressione?

Sì, in ogni momento ci può essere una regressione.

Ad esempio, può esserci una regressione verso la fase di forming causata dall’ingresso di nuovi membri nel gruppo. Se ci sono cambiamenti significativi in grado di rompere gli equilibri del team, la regressione è dietro l’angolo.

C’è la possibilità di stallo?

“Non posso né scendere né salire”

Riprendendo un’iconica scena di Aldo, Giovanni e Giacomo: secondo me sì. Come si può progredire e regredire, può succedere che un gruppo resti bloccato in una delle fasi appena illustrate. Principalmente lo stallo potrebbe avvenire tra la fase di Forming e quella di Storming.

Come fare quindi a portare avanti il lavoro in un team che è “bloccato”? In questo caso è necessaria una figura autoritaria esterna al gruppo che prenda in mano la situazione. Le metodologie Scrum aiutano molto in quanto prevedono delle figure esterne che possono coordinare il gruppo ed accompagnarlo fino alla fine del progetto. Ovviamente questa dinamica può portare al completamento dei progetti ma in maniera poco efficiente e senza l’autonomia che un team dovrebbe avere.

Affronteremo però questo argomento in un prossimo articolo.

Author

Sono Mattia Gasperotti, Cloud Engineer e Project Manager nel mondo IT. Nel tempo libero sono Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “MindsHub”, membro del Consiglio Provinciale Giovanile di Trento, membro della Regia Provinciale su “Media Education e Cyberbullismo”, membro del Piano Giovani A.M.B.R.A., tecnico volontario per “Radio Ala” e Soccorritore Volontario nell'Associazione "Stella D'Oro".

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